Vincere il diavolo: con Gesù possiamo!

Ecco un bellissimo scritto del grande Sant’Agostino, ineguagliabile…!

Il diavolo è il nostro avversario.

La corona della vittoria non si promette se non a coloro che combattono. Nelle divine Scritture, inoltre, troviamo con frequenza che si promette a noi la corona, se vinceremo. Ma per non dilungarci a richiamare molti passi, presso l’apostolo Paolo si legge con molta chiarezza: Ho compiuto la mia opera, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede, ora mi resta la corona di giustizia. Dobbiamo dunque conoscere quale sia questo avversario, vinto il quale, saremo incoronati. È quello stesso che il Signore nostro vinse per primo, sicché anche noi, se perseveriamo in lui. E perciò la Potenza e la Sapienza di Dio e il Verbo, per mezzo del quale furono fatte tutte le cose, che è il Figlio unigenito, rimane immutabile al di sopra di ogni creatura. E poiché sotto di Lui sta anche la creatura che non ha peccato, quanto più sta sotto di Lui ogni creatura peccatrice? E poiché sotto di Lui sono tutti gli angeli santi, molto più a Lui sono sottoposti gli angeli prevaricatori, di cui il diavolo è il capo. Ma poiché quest’ultimo aveva ingannato la nostra natura, l’unigenito Figlio di Dio si è degnato di assumere la nostra stessa natura, affinché da essa stessa fosse vinto il diavolo, e quello che il Figlio di Dio ha sottoposto a sé, fosse sottoposto anche a noi. È appunto quello che indica quando dice: Il principe di questo mondo è stato cacciato fuori. Non perché il diavolo è stato cacciato fuori dal mondo, come credono alcuni eretici, ma fuori dalle anime di coloro che aderiscono alla parola di Dio e non amano il mondo, di cui egli è il capo; infatti egli domina su quelli che amano le cose temporali, che sono contenute in questo mondo visibile, non perché egli sia padrone di questo mondo, ma perché è fonte di tutte quelle cupidige, per le quali si brama tutto ciò che è passeggero, cosicché a lui sono soggetti quelli che trascurano l’eterno Dio ed amano le cose caduche e mutevoli. La radice di tutti i mali è la cupidigia: seguendo la quale alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da sé tormentati con molti dolori. Per mezzo di questa cupidigia il diavolo regna sull’uomo e occupa il suo cuore. Tali sono tutti quelli che amano questo mondo. Il diavolo poi è cacciato fuori, quando di tutto cuore si rinuncia a questo mondo. Così infatti si rinuncia al diavolo, che è principe di questo mondo, quando si rinuncia a ciò che è corrotto, alle pompe e ai suoi corifei. Ecco perché lo stesso Signore, avendo già assunto trionfalmente la natura dell’uomo, disse: Sappiate che io ho vinto il mondo.

Occorre vincere la cupidigia per vincere il diavolo.

Molti poi dicono: come possiamo noi vincere il diavolo che non vediamo? Ma noi abbiamo un maestro il quale si è degnato di mostrarci in che modo si vincono i nemici invisibili. Di lui infatti dice l’Apostolo: Spogliandosi della carne, fu modello ai principati e alle potestà, trionfando con sicurezza su di loro in se stesso. Dunque si vincono le invisibili potenze a noi ostili là dove si vincono le invisibili cupidigie. E perciò poiché in noi stessi vinciamo le brame delle cose temporali, è necessario che in noi stessi vinciamo anche colui che regna nell’uomo per mezzo delle stesse cupidigie. Quando infatti fu detto al diavolo: Mangerai terra, fu detto al peccatore: Tu sei polvere e in polvere ritornerai. Il peccatore fu dunque dato in pasto al diavolo. Facciamo in modo di non essere terra, se non vogliamo essere divorati dal serpente. Come infatti ciò che mangiamo lo convertiamo nel nostro corpo, affinché lo stesso cibo si trasformi in ciò che noi siamo secondo il nostro corpo, così a causa dei cattivi costumi per mezzo della malvagità e della superbia e dell’empietà ciascuno diventa ciò che è il diavolo, cioè simile a lui, ed è sottoposto a lui, come il nostro corpo è soggetto a noi. E questo è ciò che si dice, essere mangiato dal serpente. Chiunque pertanto teme quel fuoco che fu preparato per il diavolo ed i suoi angeli, si sforzi di trionfare su di lui in se stesso. Infatti quelli che ci combattono all’esterno, noi li vinciamo internamente, col vincere le concupiscenze per mezzo delle quali essi ci dominano. E attirano con sé nelle pene quelli che troveranno simili a sé.

[…] Pertanto lo stesso Apostolo insegna dicendo: Io non combatto per così dire battendo l’aria, ma castigo il mio corpo e lo riduco in servitù, affinché predicando agli altri, per caso non sia io riprovato. Quindi aggiunge: Siate miei imitatori come anch’io lo sono di Cristo. Perciò bisogna intendere che anche lo stesso Apostolo abbia trionfato in se stesso delle potenze di questo mondo, come aveva detto del Signore di cui si professa imitatore. Imitiamo dunque anche noi lui, come ci esorta e castighiamo il nostro corpo e riduciamolo in schiavitù, se vogliamo vincere il mondo. Poiché questo mondo ci può dominare per mezzo dei piaceri illeciti e le vanità e la pericolosa curiosità, cioè quelle cose che allettano gli amanti dei piaceri temporali con dannoso piacere in questo mondo e li costringono a servire al diavolo ed ai suoi angeli: se abbiamo rinunziato a tutte queste cose, riduciamo il nostro corpo in schiavitù.

Anzitutto sottomettersi a Dio “con buona volontà e sincera carità”.

Ma affinché nessuno chieda in che modo dobbiamo sottomettere il nostro corpo a schiavitù, si può facilmente capire e può avvenire se sottomettiamo a Dio per prima noi stessi con buona volontà e sincera carità. Infatti ogni creatura voglia o non voglia è soggetta a un solo Dio e suo Signore. Ma di ciò siamo ammoniti, a servire al Signore Dio nostro con tutta la volontà. Poiché il giusto serve liberamente, l’ingiusto invece serve in catene. Tutti però servono alla divina Provvidenza; ma alcuni obbediscono come figli e con essa fanno ciò che è bene, altri poi sono legati come schiavi e di essi avviene ciò che è giusto. Così Dio onnipotente, Signore di tutte le creature, il quale creò tutte le cose, com’è scritto, assai buone le ha ordinate in modo che riesca del bene dalle cose buone e dalle cose cattive. Ciò che si fa con giustizia è fatto bene. Giustamente i buoni sono beati e giustamente i cattivi pagano le pene. Dio dunque ricava il bene e dai buoni e dai cattivi, poiché fa tutto con giustizia. Buoni sono coloro che con tutta la loro volontà servono a Dio; i cattivi servono per necessità: nessuno sfugge infatti alle leggi dell’Onnipotente. Ma altro è fare ciò che la legge comanda, altro è sopportare ciò che la legge comanda. E quindi i buoni agiscono secondo le leggi, i cattivi soffrono secondo le leggi.

Perché in questa vita i giusti sopportano molti mali gravosi e difficili.

E non ci sconvolga il fatto che in questa vita secondo la carne che essi portano, i giusti sopportino molti mali gravosi e difficili. Infatti, non soffrono alcun male coloro che ormai possono dire ciò che quell’uomo spirituale, l’Apostolo, canta con esultanza e predica dicendo: Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Se dunque in questa vita, dove vi sono tanti grandi travagli, gli uomini buoni e giusti, quando sopportano tali sofferenze, possono non solo tollerarle con animo sereno, ma anche gloriarsi nell’amore di Dio, che cosa pensare di quella vita che ci è promessa, dove nessuna molestia sentiremo da parte del corpo? In effetti il corpo dei giusti non risorgerà per lo stesso scopo per cui risorgerà il corpo degli empi. Come sta scritto: Tutti risorgeremo, ma non tutti saremo trasformati. E affinché nessuno creda che questa trasformazione non è promessa ai giusti, ma piuttosto agli ingiusti, e non consideri che essa procuri pena, l’Apostolo prosegue e dice: E i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. Tutti i cattivi dunque sono ordinati in modo tale che ciascuno nuoce a se stesso e tutti si danneggiano vicendevolmente. Infatti desiderano ciò che è amato in modo pernicioso e ciò che ad essi può essere facilmente portato via; e queste cose portano via a se stessi a vicenda quando si perseguitano. E così sono angustiati coloro ai quali vengono tolti i beni temporali, perché li amano; al contrario coloro che se ne impossessano, godono. Ma una siffatta gioia è cecità e somma miseria: infatti coinvolge ancor più l’anima conducendola a tormenti sempre più grandi. Anche il pesce è contento, quando, non vedendo l’amo, divora l’esca. Ma appena il pescatore comincia a tirarlo, per primo vengono attorcigliate le sue viscere, in seguito, da tutto quel piacere per mezzo di quella stessa esca dalla quale era stato attratto, è trascinato alla morte. Similmente accade di tutti coloro che si reputano felici per i beni terreni. Abboccano, infatti, all’amo, e con quello vanno errando. Verrà il tempo quando sentiranno quanti tormenti avranno divorato con l’avidità. E ai buoni non arrecano danno per nulla, perché viene tolto loro ciò che essi non amano. Infatti, nessuno può loro sottrarre ciò che essi amano, e per cui sono felici. Il tormento del corpo affligge miseramente le anime malvagie, invece purifica fortemente quelle buone. Così avviene che l’uomo cattivo e l’angelo cattivo combattono per disposizione della divina Provvidenza, ma ignorano quale bene Dio trae da loro. E quindi vengono ricompensati non per i meriti del loro servizio, ma per i meriti della loro malizia.

L’onnipotenza di Dio governa non solo le anime ma l’intero universo.

Ma come queste anime che hanno la volontà di nuocere e la facoltà di pensare sono ordinate sotto le leggi divine affinché nessuno soffra alcunché di ingiusto, così tutte le cose sia animate sia corporee sono, nel loro genere ed ordine, sottomesse alle leggi della divina Provvidenza e amministrate da esse. Perciò dice il Signore: Forse che due passeri non si vendono per un denaro ed uno di essi non cade in terra senza la volontà del Padre vostro? Questo infatti disse volendo dimostrare che qualunque cosa che gli uomini stimano di pochissimo conto è governata dall’onnipotenza di Dio. Gli uccelli del cielo sono nutriti da Lui e i gigli del campo sono vestiti da Lui, così parla la Verità, e aggiunge che anche i nostri capelli sono contati. Ma poiché Dio cura da se stesso le anime razionali che sono pure, sia negli ottimi e grandi angeli, sia negli uomini che servono a Lui con tutta la volontà, governa poi le altre cose mediante questi stessi e poté anche in modo verissimo affermarsi dall’Apostolo quel detto: Non spetta a Dio prendersi cura dei buoi. Nelle sante Scritture Dio insegna agli uomini come debbono agire con gli altri uomini ed essi stessi servire Dio. Essi sanno già come agire con le loro bestie, cioè come governare la salute del loro bestiame con la pratica e la perizia e la ragione naturale: tutte cose queste che essi ricevettero dai grandi doni del loro Creatore. Chi dunque può capire come Dio creatore della natura universale la governa per mezzo delle anime sante che sono sue ministre in cielo e in terra; perché anche le stesse anime sante furono da Lui fatte e nella sua creazione tengono il primato: chi dunque può capire capisca ed entri nella gioia del suo Signore. […]

Come nella conoscenza bisogna guardarsi dall’errore, così nell’azione bisogna guardarsi dal peccato.

Sottoponiamo dunque l’anima a Dio, se vogliamo sottoporre il nostro corpo a schiavitù e trionfare del diavolo. La fede è la prima che sottopone l’anima a Dio; poi i precetti del vivere, con l’osservanza dei quali la nostra speranza si rafforza, e la carità si alimenta e comincia a risplendere quello che prima solo si credeva. Poiché la conoscenza e l’azione rendono beato l’uomo, come nella conoscenza bisogna guardarsi dall’errore, così nell’azione bisogna guardarsi dal peccato. Erra invece chiunque crede di poter conoscere la verità vivendo ancora nell’iniquità. È iniquità amare questo mondo e avere in grande considerazione le cose che nascono e passano, bramarle e affannarsi per esse per conquistarle; rallegrarsi quando abbondano e temere di perderle; contristarsi quando si perdono. Tale vita non può contemplare quella pura, sincera e immutabile verità e attaccarsi ad essa, né staccarsene più per l’eternità. Pertanto prima di purificare la nostra mente dobbiamo credere quello che non possiamo ancora comprendere; poiché in tutta verità fu detto per mezzo del profeta: Se non crederete, non comprenderete.

Crediamo in Dio Trinità.

La fede nella Chiesa si esprime con somma brevità; in essa sono comprese le verità eterne che non possono ancora essere comprese dagli uomini carnali e le cose temporali passate e future che l’eterna divina Provvidenza ha fatto e farà per la salvezza degli uomini. Crediamo dunque nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Queste sono (Persone) eterne e immutabili, cioè un solo Dio, la Trinità eterna di una sola sostanza, Dio, dal quale è tutto, per il quale è tutto, nel quale è tutto. […]

Amiamo il Cristo e sconfiggeremo il diavolo.

Nutriti con il latte di questa semplicità e sincerità di fede, noi ci nutriamo in Cristo e quando siamo ancora piccoli non desideriamo gli alimenti dei grandi, ma cresciamo con nutrimenti molto salubri in Cristo, mentre progrediscono i buoni costumi e la giustizia cristiana, nella quale la carità di Dio e del prossimo è perfetta e ben salda; in modo che ciascuno di noi trionfi, in se stesso, nel Cristo di cui si è rivestito, sul diavolo nemico e i suoi angeli. La perfetta carità non ha né la cupidigia del secolo, né il timore del secolo, cioè né la cupidigia per accaparrarsi le cose temporali, né il timore di perderle. Attraverso queste due porte entra e regna il nemico, il quale deve essere cacciato prima col timore di Dio e poi con la carità. Dobbiamo pertanto desiderare una chiarissima ed evidentissima conoscenza della verità tanto più ardentemente, quanto più ci accorgiamo di progredire nella carità e avere il cuore purificato dalla sua semplicità, in quanto proprio attraverso l’occhio interiore si vede la verità: Beati i puri di cuore, dice il Signore, perché essi vedranno Dio. In questo modo radicati e fondati nella carità possiamo comprendere con tutti i santi quale sia la larghezza e la lunghezza e l’altezza e la profondità; sapere l’altissima scienza della carità di Cristo, per essere riempiti di tutta la pienezza di Dio, e dopo queste battaglie col nemico invisibile, poiché per quelli che vogliono e amano il giogo di Cristo è soave e il suo fardello è leggero, possiamo meritare la corona della vittoria.

Sant’Agostino di Ippona

fonte : gloriaTV

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Gesù Bambino di Praga

Tutto il mese di gennaio è dedicato a Gesù Bambino. E tra i tanti santi che hanno avuto la grazia di contemplarlo o meglio ancora tenerlo fra le braccia, vi è la straordinaria storia del Ven. P. Cirillo, grazie al quale trae origine la devozione al Gesù Bambino di Praga.

Diversi sono gli apostoli della devozione a Gesù Bambino, tra questi ricordiamo: San Francesco d’Assisi, ideatore del presepio, Sant’Antonio da Padova, San Nicola da Tolentino, San Giovanni della Croce, San Cristoforo, Sant’Ignazio, San Stanislao, Santa Veronica Giuliani, Santa Teresa di Gesù Bambino ecc.. che ebbero la fortuna di contemplare il piccolo Gesù sensibilmente o di stringerlo fra le braccia. Grande impulso venne dalla Ven. Suor Margherita del Santissimo Sacramento (sec. XVII) e dal Ven. p.Cirillo, carmelitano, con il celebre Bambino di Praga (sec. XVII)

La devozione a Gesù Bambino di Praga ebbe origine nel convento dei Carmelitani Scalzi in Praga (Cecoslovacchia) l’anno 1628.

“Un giorno, la principessa Polissena di Lobkowitz, una grande benefattrice dei frati, regalò loro una statua di Gesù Bambino. Si tratta di una statua in cera, poco meno di mezzo metro, abbigliata con abiti regali, alla foggia spagnola del secolo XVI. Nel consegnarla – come racconta la Cronaca – essa disse al Priore: Padre mio, vi consegno ciò che ho di più caro. Onorate questo Gesù Bambino, e non mancherete mai di nulla. Era l’anno 1628.

Antiche fonti e una veneranda tradizione familiare di casa Lobkowitz affermano che la madre di Polissena, Maria Manriquez de Lara, nata principessa Pignatelli, aveva portato quella statua dalla Spagna, passandola poi come regalo di nozze a sua figlia.

P. Gianluigi preparò a Gesù Bambino una solenne accoglienza. Pensava alla Madre Teresa di Gesù che aveva scritto nel Cammino di perfizione: (26,9): “Buon mezzo per mantenervi alla presenza di Dio è di procurarvi una immagine o pittura che vi faccia devozione… per servirsene a intrattenervi spesso con lui: ed egli vi suggerirà quello che dovete dire“.

Tra i religiosi c’era un novizio già sacerdote, P. Cirillo della Madre di Dio. Stava attraversando prove interiori d’ogni genere. Nei giorni del Natale del 1629 improvvisamente si senti invaso da una grande pace. Ritrovò se stesso e scoprì chiarezza di fede e di dedizione a Dio. Profondamente convinto che tutto gli fosse venuto da Gesù Bambino, si dedicò a diffonderne la devozione. Diviene il grande apostolo di Gesù Bambino di Praga.

Purtroppo a causa dei continui torbidi militari, i Superiori si videro costretti a sfollare i novizi (fra cui Padre Cirillo) a Monaco di Baviera. La situazione politica era diventata nuovamente più drammatica che mai. La guerra continuava. Lo svedese Gustavo Adolfo era entrato in Germania. Questa sembrava ormai irrimediabilmente perduta per la Chiesa cattolica, perché Gustavo Adolfo era intenzionato a fondare un impero di pretta marca protestante. Mentre egli espugnava le regioni occidentali, piombò in Boemia il principe elettore di Sassonia con la sua armata, e il 15 novembre 1634 pose l’assedio a Praga. Espugnata, chiese e monasteri vennero profanati. La medesima sorte toccò a Santa Maria della Vittoria. Tutti i carmelitani erano fuggiti, tranne il Sottopriore e un suo fratello laico. Gli eretici saccheggiano la chiesa e il convento, incarcerando anche i due coraggiosi carmelitani.

La statua di Gesù Bambino dopo avere avuto le mani mozzate, fu gettata nei rifiuti, tra le rovine. Così rimaneva per sette anni.

Nell’anno 1637 – dopo sette anni di assenza – per ordine dei Superiori tornò a Praga il P. Cirillo della Madre di Dio, che da novizio era stato tanto devoto di Gesù Bambino ed aveva avuto modo di sperimentare spesso il suo benefico aiuto. Ma era appena entrato nella capitale boema quando irruppero nuovamente gli Svedesi e assediarono la città. Villaggi e castelli in fiamme, che segnavano la via da essi battuta, non lasciavano dubbi sulla sorte che attendeva la popolazione. In questo frangente così pericoloso per tutti, il Priore del convento esortò alla preghiera e alla penitenza per stornare l’incombente tragedia.

Tale situazione rappresentò per Padre Cirillo la migliore occasione per riportare in onore il suo prediletto Gesù Bambino che, dopo lunghe ricerche, era stato ritrovato dietro un altare, carico di polvere e di sudiciume. Chiese al P. Priore di potere collocare il Piccolo Gesù al suo posto nell’oratorio: il che gli venne subito concesso volentieri. Pieno di santa fiducia, egli raccomandò a Gesù i confratelli, il bene del convento, della città, e l’intero paese. La sua preghiera fu esaudita: Praga rimase immune dall’invasione nemica, in convento tornò la benedizione di Dio, e con essa la tranquillità e la pace.

Padre Cirillo sentiva in cuore una profonda gratitudine. Si proponeva di onorare sempre più il caro Gesù Bambino e di farsi suo apostolo. Un giorno, in uno degli intensi momenti di preghiera dinanzi alla statua, gli sembrò di udire le seguenti parole cariche di rimprovero: Abbiate pietà di me, ed io avrò pietà di voi! Ridatemi le manine mozzate dagli eretici. E la famosa frase:. Quanto più voi mi onorerete, tanto più io vi favorirò!.

Si recò immediatamente dal suo Priore e gli mostrò il Bambino mutilato. Gli chiese il permesso di fare ricostruire le manine a Gesù Bambino, ma ne ricevette un secco rifiuto: la cassa del convento era vuota, e si doveva pensare a faccende più urgenti. Profondamente afflitto, P. Cirillo si volse a chiedere aiuto a Dio, e questo non si fece attendere a lungo. In quei giorni era giunto a Praga un certo Signore Mauskonig di Aussig, iscritto alla confraternita dello Scapolare. Chiese di confessarsi proprio dal Padre Cirillo. Al termine della confessione disse:

“Reverendo Padre, sono convinto che il buon Dio mi abbia condotto a Praga perché io mi prepari alla morte qui, e faccia a loro un po’ di bene. Chiedo pertanto a vostra Reverenza di raccomandarmi a Dio, e se dovessi morire qui, i Padri abbiano la bontà di seppellire il mio cadavere nella loro cripta“. Detto questo, egli consegnò al Padre Cirillo cento fiorini: un dono considerevole per quei tempi.

Raggiante di gioia, Padre Cirillo portò l’elemosina ricevuta al suo Superiore. Certo, almeno ora egli non avrebbe respinto la sua richiesta di fare restaurare Gesù Bambino, perché sarebbe bastato appena un fiorino o poco più per saldare le spese di riparazione. Ma contro ogni sua attesa, il buon Padre ricevette nuovamente una risposta negativa. Anzi, avvenne che persino la statua venisse tolta dall’oratorio. La Cronaca narra che il religioso, cui era affidata la cura dell’oratorio, andò per le spicce: rimosse dall’altare la statua di Gesù Bambino e la portò al suo vecchio posto, in mezzo al ciarpame di scarto. Credeva con questo di interpretare le intenzioni del Superiore, la cui poca stima nei confronti di Gesù Bambino gli era fin troppo nota.

Padre Cirillo andò a prendere la statua di Gesù Bambino e se lo portò in cella, dove passava lunghe ore prostrato ai suoi piedi, chiedendo perdono e indulgenza per l’incomprensione dei suoi confratelli. Nel frattempo, proponeva di fare tutto ciò che era in suo potere, pur di rimettere al suo posto d’onore Gesù Bambino.

apparizione miracolosa a conyers

Si narra che un giorno, poco prima della recita del mattutino di mezzanotte della festa dedicata all’Immacolata Concezione, mentre P. Cirillo pregava insistentemente la Madonna che si prendesse a cuore una degna sistemazione della statua del suo santissimo Figlio, un repentino impulso interiore lo spinse alla finestra della sua cella, che guardava verso la chiesa. Là vide, nel tenue chiarore lunare, come una nuvoletta che scendeva lentamente sopra il coro. Questa andò man mano assumendo sempre più chiaramente la figura di una Madonna, circondata da una ghirlanda di stelle. La Vergine allargò le braccia sul coro quasi ad indicare il luogo in cui la statua del suo Divino Figlio avrebbe dovuto da allora in poi essere venerata.

Apparizione della Madonna a Conyers

L’apparizione durò circa un quarto d’ora, fino che suonò la campana che chiamava i religiosi al mattutino di mezzanotte. Il giorno seguente, P. Cirillo volle verificare esattamente quale posto avesse fissato la beatissima Vergine, e individuò proprio sopra il coro, un locale che già in precedenza si era pensato di adattare ad oratorio.

Sotto il governo del nuovo Priore della casa, Padre Domenico, il vento sembrò voltarsi a favore di Gesù Bambino. E così, poco dopo che questi ebbe preso possesso, P. Cirillo ripetè il tentativo, chiedendogli il permesso di fare restaurare il simulacro mutilato di Gesù Bambino. Il Superiore non si dimostrò del tutto contrario, ma accennò pure lui all’indigenza in cui versava il convento. Alla fine, gli disse per consolarlo: Se Gesù Bambino ci darà per primo la sua benedizione, io farò riparare la sua statua.

Poco dopo il colloquio P. Cirillo fu improvvisamente chiamato in chiesa: all’altare della Madonna lo attendeva una Dama, la quale gli consegnò una offerta e sparì senza pronunziare parola. Chi era quella sconosciuta? Tutti i tentativi per sapere qualcosa si dimostravano infruttuosi, così che il buon Padre si convinse fermamente che la sua generosa benefattrice fosse la Madonna in persona.

Raggiante di contentezza, egli portò l’elemosina avuta al suo Priore, ricordandogli la promessa. Stavolta ricevette il sospirato permesso, a patto però che le spese non superassero il mezzo fiorino. Un fratello laico venne incaricato di portare il simulacro da un esperto maestro artigiano. Ma tornò indietro senza avere combinato nulla: mezzo fiorino era troppo poco; il maestro, per il lavoro da farsi, voleva un fiorino intero.

Ancora una volta P. Cirillo si rifugiò in preghiera. Mentre era immerso in orazione, udì una voce sommessa che pareva sussurrargli: Mettimi nell’entrata della sagrestia; verrà ben qualcuno che s’impietosirà di me. Non se lo fece ripetere due volte. Era trascorsa sì e no un’ora, allorché entrò un signore. Vide la statua mutilata e si offrì a farla riparare a sue spese.

Lo sconosciuto signore si chiamava Daniel Wolf. Un tempo era stato commissario generale dell’amministrazione imperiale, ed era vissuto agiatamente. Ma ora si trovava in cattive acque, tanto che i suoi creditori non si contavano più. Quasi non bastasse, da un po’ di tempo da questa parte era in perpetua lite con la moglie, al punto di pensare già ad una separazione. Ora, proprio quando si ebbe portato a casa la statua di Gesù Bambino, trovò uno scritto della Camera Imperiale che gli assegnava ben 3.000 fiorini per i suoi servizi prestati in precedenza. Più d’una volta aveva sollecitato questa liquidazione, senza mai ricevere nemmeno un cenno di risposta. Intanto finirono anche i suoi dissapori con la moglie, sicché da allora in poi i due coniugi vissero sempre in ottima armonia.

Allorché i restauri al piccolo Gesù furono terminati, egli pieno di gratitudine lo riportò al convento. Lo consegnò al sacrestano perché lo sistemasse in un posto onorifico. Ma poco dopo, per la disattenzione, il buon fratello lo lasciò cadere. Nello stesso istante irruppe in sacrestia un pazzoide, che si scagliò furibondo sul povero sacrista tentando di strozzarlo. E ci sarebbe anche riuscito se per puro caso non fosse capitato li P. Cirillo, e non lo avesse liberato dalle mani di quell’energumeno.

Padre Cirillo guardò profondamente abbattuto la statua nuovamente mutilata. Fortuna volle che alla stessa ora giunse in sacrestia ancora Daniel Wolf, il quale, non appena ebbe visto l’accaduto, si offerse generosamente a fare riparare la statua un’altra volta.

Se la portò quindi a casa. Appena giunto nella abitazione trovò ad aspettarlo un funzionario venuto a pagargli i 3.000 fiorini promessi. Il mattino seguente, Daniel Wolf, portò il simulacro di Gesù Bambino da un esperto falegname, intenditore artista, che abitava nelle vicinanze. Ordinò al contempo una preziosa vetrinetta dalle pareti di cristallo, affinché la statua fosse meglio protetta per il futuro, comprando anche candelieri e alcuni vasi di fiori. Per tutti questi lavori avrebbe dovuto pagare ben 25 fiorini: il che rappresentava una richiesta assai esagerata da parte del falegname. Si capisce: costui era protestante, e s’era messo d’accordo con il fabbro che l’aiutava, luterano pure lui, per imbrogliare ben bene il gonzo papista.

Daniel Wolf pagò la somma richiesta senza una parola di rimostranza. Ma i due bestemmiatori furono entrambi portati via in tre giorni dalla peste che allora infuriava a Praga.

Poco dopo Daniel Wolf avrebbe sperimentato ancora una volta la speciale protezione del celeste Bambino. Aveva deposto i 3.000 fiorini ricevuti, assieme ad alcuni altri oggetti di valore, in una cassetta ermeticamente chiusa. Una notte i ladri si introdussero in casa sua, trovarono la cassetta e se la svignarono. Ma non avevano ancora lasciato la casa che furono spaventati da un improvviso e terribile fracasso, tanto da piantare li tutto e da darsi a precipitosa fuga. Così Gesù Bambino ricompensò la magnanimità dell’uomo che aveva sentito pietà della sua statua.

Nel frattempo la fama del taumaturgico Gesù Bambino si era diffusa in città e nei dintorni. La baronessa Kolowrat, malata sul punto di morire, era tornata in vita quando le avevano portato e fatto baciare Gesù Bambino.

Padre Cirillo propose pertanto alla comunità di rendere accessibile al pubblico la statua, esponendola in chiesa alla venerazione di tutti. La sua proposta incontrò l’approvazione dei Padri, sicché durante l’Avvento del 1639 si poté venerare per la prima volta il Piccolo Re esposto sull’altare della Beata Vergine.

Tra i molti devoti che avevano affidato le loro preoccupazioni e le loro richieste a Gesù Bambino, c’era anche una ricca Dama, il cui nome viene con molto tatto sottaciuto dalla Cronaca, perché era stata in un primo tempo una grande benefattrice del convento. Costei si era pazzamente innamorata di quel Gesù Bambino, al punto di volerlo ad ogni costo presso di sè in permanenza. Così un bel giorno proprio verso il mezzodì, quando in chiesa non c’era nessuno, comandò alle sue due cameriere di salire sull’altare e portare via alla chetichella il simulacro del Piccolo Gesù.

Quando poco dopo P. Cirillo ne notò la scomparsa, si sentì di nuovo invaso da un cocente dolore. Ogni ricerca ed ogni indagine risultò vana. Il suo diletto Gesù Bambino era sparito. Dove avrebbe potuto scoprire qualche traccia?… Ora ecco che improvvisamente udì una voce consolatrice che gli sussurrò: Sta tranquillo! Tra breve Gesù Bambino verrà ritrovato, e il sacrilegio verrà esemplarmente punito. E così avvenne davvero.

La peste nera s’era ancora una volta scatenata come un flagello su Praga e le due cameriere complici del furto furono tra le sue prime vittime. Padre Cirillo venne chiamato presso le malate per ascoltare l’ultima confessione. La prima delle due serve confesso piena di pentimento il misfatto commesso, e tornò ben presto in salute. L’altra invece rifiutò persino i sacramenti e morì tra atroci sofferenze. La Dama s’ammalò di gotta convulsiva e perse ogni suo avere.

Padre Cirillo riportò in convento il suo Gesù Bambino e prese tutte le precauzioni affinché da allora in poi fosse sempre ben vigilato.

LA CAPPELLA DI GESÙ BAMBINO DI PRAGA

Le tante preghiere esaudite e i prodigiosi fatti avvenuti avevano portati i Padri alla convinzione che a Gesù Bambino si dovesse edificare una cappella propria. Un benefattore aveva lasciato in eredità al convento 3.000 fiorini con la preghiera di fare costruire in chiesa un altare dedicato alla SS. Trinità. Perciò si stabili di ricavare sopra tale altare una nicchia in parete, dove si potesse esporre alla pubblica venerazione la statua di Gesù Bambino.

Con ciò, si era fatto un bel passo avanti; mancava però sempre una cappella dedicata esclusivamente a Gesù Bambino. Ma ecco che la divina provvidenza venne ancora in aiuto. Uno giorno, si era nel 1642, Padre Cirillo fu chiamato dal barone Lobkowitz, che aveva fatto tanto bene alla comunità. Durante quella visita, il barone gli chiese se avesse qualche desiderio a proposito del suo Gesù Bambino, e soggiunse subito: Farei tanto volentieri qualcosa per Gesù Bambino. Padre Cirillo capì che era giunto il momento di chiedere una cappella per il suo Beniamino. Il barone si entusiasmò all’idea.

Nello stesso anno si iniziarono i lavori nel posto indicato dalla Madonna e il 4 gennaio 1644, nella festa del SS. Nome di Gesù, il Priore celebrò la prima Santa Messa nel cosiddetto Fremitorium Dulcis Pueri Jesu, come fu chiamata la nuova cappella. Il 3 maggio 1648 essa fu solennemente consacrata dal Cardinale Arcivescovo di Praga. In quella occasione, il Pastore della Diocesi accordò anche la facoltà di celebrare l’Eucaristia nel Santo romitorio di Gesù Bambino.

Personaggi distinti dell’aristocrazia, quali il conte Filippo di Mausfeldt, maresciallo dell’Impero, e lo stesso Imperatore Ferdinando III visitarono la cappella. Non solo i dignitari, ma anche l’umile gente di Praga accorreva dal suo Piccolo Gesù portando ai suoi piedi ogni sorta di preoccupazioni e di bisogni: egli non lasciava mai ritornare a casa nessuno senza consolarlo.

Ciò che Padre Cirillo aveva bramato e sognato per tanti anni s’era finalmente trasformato in realtà. Padre Cirillo, però, non aveva ancora terminato la sua missione terrena. Nel nome del suo Gesù Bambino, avrebbe dovuto convertire gli infedeli, scacciare i demoni e persino ridonare la salute ai morenti. La Cronaca in questo campo sovrabbonda di episodi di avvenimenti di ogni genere, che contribuirono a diffondere la fama del piccolo Gesù Bambino. P. Cirillo morì il 4 febbraio 1675. Circondato dai confratelli e munito dei santi sacramenti, egli attese tranquillo la venuta del suo Piccolo Gesù. Aveva 8 anni.

Gesù Bambino di Arenzano – Italia

Anche in Italia c’è un Gesù Bambino di Praga molto conosciuto. Il santuario ad Arenzano, frutto dell’opera del padre Leopoldo Beccaro, fu il primo in Italia dedicato al Bambino Gesù. La chiesa dei Carmelitani Scalzi, che porta il titolo di basilica minore, fu inaugurata nel 1908, consacrata nel 1928 ed ampliata nel 1966. Il santuario è uno dei più importanti santuari Liguri.

Informazioni e orari S. Messe su http://www.pragjesu.info/it/

Fonte: http://www.santissimo.it/natale/Gesu.Bamb.di.Praga.html

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Don Dolindo e il Regno di Dio

Commento al Vangelo della XXV Domenica TO Anno A

Mt 20,1-16

di Don Dolindo Ruotolo

Al lavoro nella vigna del Signore

Gesù Cristo, parlando della mercede che avrebbero avuto i suoi fedeli seguaci, aveva detto che molti dei primi sarebbero stati gli ultimi, e molti degli ultimi i primi (19,30). Queste parole erano indirettamente la risposta a quella certa presunzione che aveva avuto san Pietro, domandando quale premio sarebbe spettato loro per aver lasciato tutto. San Pietro aveva parlato in quel modo per sconsideratezza, e Gesù, nella sua dolcezza, non lo aveva rimproverato, anzi gli aveva risposto secondo il suo desiderio; Egli, però, non poteva far passare senza una rettifica quella pretesa di avanzare un diritto di fronte alle elargizioni della grazia e, con una parabola, spiegò anche meglio come i primi potevano essere gli ultimi e gli ultimi – i quali, senza pretendere nulla, si rimettono con umiltà alla generosità del Signore –, potevano diventare i primi. Egli, così, rivelava un segreto dell’economia della grazia che è sempre misericordia, e della nostra corrispondenza che ha per fondamento l’umiltà e il servire al Signore per amore.

In tutte le parabole, Gesù Cristo utilizzava o un fatto realmente successo o le circostanze degli usi locali, in modo da presentarli con i caratteri psicologici di un fatto reale, e renderne più completa l’applicazione che voleva farne.

La parabola che raccontò per mostrare che gli ultimi sarebbero stati i primi e i primi gli ultimi forse ebbe come fondamento la scena reale di operai che attendevano lavoro su una delle piazze per le quali Egli passò.

Anticamente, infatti, gli operai si trattenevano in piazza con gli arnesi del loro mestiere, e si offrivano pronti a chi li avesse reclutati, dopo aver pattuito il prezzo della giornata. Gesù, nel vedere quell’assembramento, o riferendosi all’uso che vigeva, rivolto ai suoi cari, disse: Il regno dei cieli è simile ad un padre di famiglia, il quale uscì di buon mattino per assoldare lavoratori per la sua vigna. Trovò sulla piazza i primi che vi si erano radunati e, pattuita con essi la mercede di un denaro, cioè di circa 78 centesimi, li mandò nella sua vigna. La paga, per quei tempi, era normale e poteva dirsi anche vistosa. Non bastandogli ancora gli operai reclutati, uscì verso l’ora terza, cioè alle nove, per chiamare altri e, trovatili disoccupati, promise loro una giusta mercede, e li mandò nella sua vigna. Lo stesso fece all’ora sesta e nona, cioè alle dodici e alle tre. È evidente, dal contesto della parabola, che il padrone reclutò gli altri operai anche per un sentimento di misericordia, vedendoli disoccupati, e perciò verso l’undicesima ora, cioè un’ora prima del tramonto, ritornò in piazza e, visti degli operai che oziavano perché nessuno li aveva chiamati, li mandò nella sua vigna a fare almeno l’ultima ora di lavoro.

Venuta la sera, il padrone ordinò al suo fattore di pagare gli operai, cominciando dagli ultimi, e dando loro un denaro. Egli volle, in tal modo, aiutarli nella loro povertà, e supplire, con la sua generosità, al lavoro che essi non avevano potuto fare per non essere stati chiamati in tempo. I primi venuti si aspettavano una paga maggiore, ma ebbero anch’essi un denaro, secondo il patto stabilito. Ricevutolo, cominciarono a mormorare contro il padrone e lo tacciarono d’ingiustizia verso di loro, mentre egli era stato solo misericordioso verso gli altri. Ascoltando quelle mormorazioni, il padrone si rivolse a uno che forse parlava a nome di tutti, e gli fece riflettere che non aveva ragione di lamentarsi, avendo avuto quello che gli spettava né doveva essere cattivo solo perché il padrone era buono.

Gesù chiuse la parabola dicendo: Così gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi, poiché molti sono i chiamati ma pochi gli eletti. Queste ultime parole: molti sono i chiamati ma pochi gli eletti, mancano nei codici più antichi, e si trovano in altri. Alcuni credono che formino la conclusione di un’altra parabola (22,14) e che qui siano spostate; esse, invece, formano la chiusa logica del pensiero altissimo che Gesù intese dire nella parabola, come subito vedremo.

È evidente, infatti che la moralità del racconto del Redentore sta in quelle parole: Gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi, e che l’accenno ai chiamati e agli eletti si riferisce al pensiero del Redentore che nella parabola esponeva l’ordine della divina provvidenza e della divina grazia nell’elezione delle anime.

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Porqué adorar a Jesus Eucaristía?

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“Van a una propiedad, llamada Getsemaní, y dice a sus discípulos: ‘Sentaos aquí, mientras yo hago oración’. Toma consigo a Pedro, Santiago y Juan, y comenzó a sentir pavor y angustia. Y les dice: ‘mi alma está muy triste hasta el punto de morir; quedaos aquí y velad’. Y adelantándose un poco, cayó en tierra y oraba que a ser posible pasara de él aquella hora” (Mc 14, 32-34).

Jesús usó, según el evangelio de san Juan, las palabras día y hora. La palabra día se relaciona con Dios, y la palabra hora se relaciona con el maligno.

La palabra “hora”, en el evangelio de san Juan, aparece siete veces; y siempre en referencia al demonio y a los momentos en los que Cristo estuvo en manos de los hombres.

Es por esto que Jesús, en el huerto de Getsemaní, quiso contrastar dos horas: una la del mal y la otra de unión amorosa con Cristo acompañándolo hasta la cruz.

Y Jesús les dice a sus apóstoles: “¿No pueden velar una hora conmigo?”. En otras palabras Jesús quiso que ellos pasaran una hora de reparación para combatir la hora del mal.

En relación con la hora dolorosa de Jesús, en Paray le Monial (de donde partió la devoción moderna al Sagrado Corazón), santa Margarita María Alacoque recibió de Jesús este mandato: “En adelante, todas las semanas, la noche del jueves al viernes, practicarás una Hora Santa, para hacerme compañía y participar en mi oración del Huerto“.

Por tanto, si la devoción al Corazón de Jesús no se centra en la Eucaristía es una devoción truncada, pues la devoción al Corazón de Jesús tiene como expresión concreta el estar en actitud de adoración ante el Santísimo.

En una carta encíclica el papa Pío XI, sobre la expiación que todos deben al Sagrado Corazón de Jesús, señaló: “El Corazón de Jesús para reparar las culpas recomendó esto, especialmente grato para Él: que usasen las súplicas y preces durante una hora (que con verdad se llama Hora Santa), ejercicio de piedad no sólo aprobado, sino enriquecido con abundantes gracias espirituales” (Miserentissimus Redemptor, 9).

La oración personal durante una hora ante el Santísimo Sacramento, estando o no expuesto, consiste básicamente en esto: acompañar con el corazón al Señor en sus últimos momentos y buscar asimilar su amor puesto en ellos a nuestro favor.

Es pues una hora para aprender de Jesús, agradecer su sacrificio y para corresponder a su amor.

En este sentido se dice que la adoración ante el Santísimo sacramento es la prolongación de la misa.

¿Y qué es la misa? Es la actualización incruenta del sacrificio de Cristo en la cruz. Por tanto la adoración al Santísimo sacramento, en espíritu y en verdad, es una participación en la obra de la Redención y no una simple devoción.

“Acuérdense (los fieles), de prolongar por medio de la oración ante Cristo, el Señor, presente en el Sacramento, la unión con él conseguida en la comunión y renovar la alianza que los impulsa a mantener en sus obras, costumbres y en su vida la que han recibido en la celebración eucarística por la fe y el Sacramento” (Decreto El Culto Eucarístico fuera de la Misa, 81).

Es importante estar ante el Santísimo y fijar la mirada en Él para crecer más en la fe contemplando su amor asiduamente y así identificarnos con Él.

Es lo que nos recuerda san Pablo: “Mas todos nosotros, que con el rostro descubierto reflejamos como en un espejo la gloria del Señor, nos vamos transformando en esa misma imagen cada vez más gloriosos…” (2 Cor 3, 18).

Estar en la presencia del Santísimo es como salir a calentarnos un poco al sol, absorber sus rayos y recibir vida; no por nada la gran mayoría de las custodias parecen el sol con sus rayos.

Y así como el sol es la fuente natural de la energía que da vida, así también Jesús sacramentado es la fuente sobrenatural de todo amor y gracia.

Estar en la presencia del Señor genera una amistad íntima con él que nos entusiasma en la vida; cosa que no lo hacen muchas cosas como, por ejemplo, el estudio teológico y/o la acción apostólica. Esto es consecuencia de aquello.

Ni la formación teológica ni la experiencia pastoral, por sí solas, son suficientes para mantenernos enamorados de Jesucristo.

Debemos pues conocer más a Jesucristo, que saber más sobre Él; y para esto el trato personal con Él es fundamental. Y recordemos que el verbo conocer en lenguaje bíblico significa amar.

 

Pasar una hora ante el Señor sacramentado es fomentar un encuentro personal y profundo con Él. Él nos invita constantemente a acercarnos a Él, conversar con Él, y pedirle las cosas que necesitamos y para experimentar la bendición de su amistad.

Y la hora de adoración se puede ofrecer por varios motivos, especialmente por la conversión de los pecadores.

“Es hermoso estar con Él y, reclinados sobre su pecho como el discípulo predilecto, palpar el amor infinito de su corazón. Si el cristianismo ha de distinguirse en nuestro tiempo sobre todo por el “arte de la oración”, ¿cómo no sentir una renovada necesidad de estar largos ratos en conversación espiritual, en adoración silenciosa, en actitud de amor, ante Cristo presente en el Santísimo Sacramento?” (Encíclica Ecclesia de Eucharistia, 25).

Para la hora de adoración personal la Iglesia no ha establecido nada; cada quien gestionará su hora de adoración como mejor crea conveniente; y, sin fijarse en el reloj, terminarla cuando se crea que se ha acabado.

Cada quién hará el esfuerzo de acercarse místicamente, por ejemplo, al significado de la gran humillación del Señor y de su sacrificio poco o nada valorado, poco o nada correspondido, etc.

Quizás podamos comenzar por visitar al Santísimo unos minutos al día y dos o tres veces por semana. Lo ideal es hacer de la visita al Santísimo un hábito diario de una hora que tendrá muchos frutos en nuestra vida espiritual.

Cuando nos encontramos en presencia de Jesús Sacramentado, lo primero es hacer un acto de fe y tomar conciencia de que Dios está ahí realmente presente.

Y para empezar necesitamos silencio interior y recogimiento para visitarlo.

Si bien es cierto que podemos rezar con las palabras que espontáneamente pasen por nuestro corazón, cuando vamos a visitar al Señor Jesús por un tiempo más prolongado ayuda muchísimo preparar nuestra visita.

Hay muchos devocionarios eucarísticos que se pueden utilizar en nuestras visitas. En ellos encontraremos textos valiosos, oraciones de santos, oraciones de la Iglesia, etcétera.

Las posibilidades son muy variadas y nos ayudarán a mantenernos enfocados y concentrados sin dispersar la mente.

El fiel también se puede hacer ayudar de algunas pías devociones que hará en silencio y con la postura que crea más conveniente sin que incomode a los demás fieles que hacen también su hora de adoración.

Dichas devociones pueden ser: leer el Evangelio, sobre todo la agonía del Señor y luego meditar lo leído; o hacer el rezo del Vía Crucis, con momentos de meditación; o rezar los misterios dolorosos del Rosario acompañados por alguna meditación, etc.

Con respecto a las devociones, éstas se pueden hacer sin importar el orden; como también se puede hacer una o varias.

Hay que tener en cuenta, al leer el Evangelio, que el Señor, del cual habla el Evangelio, está delante del fiel adorador.

Por tanto no hay que disociar nunca la presencia del Señor en el Santísimo con la lectura que hagamos ni con el Rosario que recemos. Que no esté la persona por un lado con su oración y por el otro el Señor allá solo.

Volviendo al Evangelio, es muy recomendable la Lectio Divina. Esta práctica muy antigua es orar con la Palabra de Dios.

Ahora bien, puede ocurrir que a veces los fieles se puedan sentir muy cansados o muy contrariados por lo que les ha tocado vivir en la vida o en el día, o que estén pasando por una prueba muy seria.

En esos casos no se hace nada y/o no se dice nada. Simplemente es suficiente identificarse con el Señor sufriente; sentarnos y descansar un rato en su presencia y compañía; ofrecer al Señor el dolor personal para permitir que su consuelo toque el corazón y lo llene de paz interior; y recibir su inspiración divina para encontrar luz en las difíciles circunstancias.

También se puede rezar con los salmos apropiados a la situación que se está viviendo.

Finalmente 3 recomendaciones:

1. Estar atentos. No propiciar distracciones: Apagar teléfonos móviles, por ejemplo.

2. Recordar: No es una hora de lectura.

3. Estar alerta. Alternar posiciones: Sentarse, arrodillarse, pararse con respeto. Se trata de no ponerse en situación cómoda de dormir.

Como se decía antes, no hay un “ritual” para ser vivido a nivel personal; aun así a manera de propuesta, el fiel puede tener en cuenta el siguiente esquema muy personal que practico y quiero compartir:

1. El fiel se persigna.
2. Oración de preparación (espontánea o propuesta).
3. Lectura espiritual (de libre elección) y meditación. Lectio divina.
4. El santo rosario y/o viacrucis y/o liturgia de las horas.
5. Oración personal. Privilegiar este momento.
6. Comunión eucarística espiritual (a través de una oración personal o propuesta).
7. Estación ante el Santísimo.
8. Alabanzas de desagravio.
9. Oración final (puede ser personal o propuesta).
10. El fiel se santigua.

En la oración personal, el punto cinco, más que hablarle al Señor es crear un momento de silencio.

El silencio es capaz de abrir un espacio interior en lo más íntimo de nosotros mismos para hacer que allí actúe Dios, para que su Palabra permanezca en nosotros, para que el amor a Él arraigue en nuestra mente y en nuestro corazón y anime nuestra vida.

En este momento conviene no sacar tanto oraciones escritas cuánto escuchar más. No digamos: Oye, Señor, que tu siervo te habla, sino habla, Señor, que tu siervo escucha.

Claro, no es fácil hacer silencio porque llevamos mucho ruido interior y, más aún, hay ruido exterior. Pero a adorar se aprende adorando y el silencio interior algún día llegará.

Hay que dejarse amar y abrazar por el Señor en cada momento de adoración. Eso es entrar en su intimidad.

ORACIÓN DE PREPARACIÓN:

Oh Dulcísimo Jesús, que escondido bajo los velos eucarísticos, escuchas piadoso nuestras súplicas humildes, para presentarlas al trono del Altísimo, acoge ahora los anhelos ardientes de nuestros corazones. Ilumina nuestras inteligencias, reafirma nuestras voluntades, revitaliza nuestra constancia y enciende en nuestros corazones la llama de un santo entusiasmo, para que, superando nuestra pequeñez y venciendo toda dificultad, sepamos ofrecerte un homenaje no indigno de tu grandeza y majestad y adecuado a nuestras ansias y santos deseos. Amen. (Pío XII).

COMUNIÓN EUCARISTICA ESPIRITUAL:
Creo, Jesús mío, que estáis realmente presente en el Santísimo Sacramento del Altar. Os amo sobre todas las cosas y deseo recibiros en mi alma.
Pero como ahora no puedo recibiros sacramentado, venid a lo menos espiritualmente a mi corazón. (Pausa en silencio para adoración).
Como si ya os hubiese recibido, os abrazo y me uno todo a Vos. No permitáis, Señor, que jamás me separe de Vos. Amén. (San Alfonso María de Ligorio).

O bien.
Creo, Jesús mío, que eres el Hijo de Dios vivo, que has muerto en la cruz por mí, y estás ahora real y verdaderamente en el Santísimo Sacramento del Altar. Te pido perdón de todos mis pecados. Te amo sobre todas las cosas y deseo recibirte. Ven a mi corazón. Te abrazo. No Te apartes jamás de mí.

O bien: Yo quisiera, Señor, recibirte con aquella pureza, humildad y devoción con que te recibió tu santísima Madre; con el espíritu y fervor de los santos. Jaculatoria: ¡¡Señor mío y Dios mío!!

O bien: Eterno Padre os ofrezco la Sangre, el Alma, el Espíritu, el Cuerpo y la Divinidad preciosísima de Tu Hijo Jesús en expiación de mis pecados, los pecados del mundo entero y las necesidades de nuestra Santa Iglesia católica. Amén.

ESTACIÓN AL SANTÍSIMO:
Cinco Padrenuestros, Avemarías y Glorias (por las cinco llagas).

ALABANZAS DE DESAGRAVIO:
Bendito sea Dios.
Bendito sea su Santo Nombre.
Bendito sea Jesucristo verdadero Dios y verdadero Hombre.
Bendito sea el Nombre de Jesús.
Bendito sea su Sacratísimo Corazón.
Bendito sea Jesús en el Santísimo Sacramento del Altar.
Bendito sea el Espíritu Santo Paráclito.
Bendita sea María Santísima, la excelsa Madre de Dios.
Bendita sea su Santa e Inmaculada Concepción.
Bendita sea su gloriosa Asunción a los Cielos.
Bendito sea el Nombre de María, Virgen y Madre.
Bendito sea San José, su castísimo Esposo.
Bendito sea Dios en sus Ángeles y en sus Santos.

ORACIÓN FINAL:

Tú eres el Cristo, Hijo de Dios vivo, Tú eres quien revela al Dios invisible, el primogénito de toda creatura, el fundamento de todas las cosas; Tú eres el maestro de la humanidad, Tú eres el Redentor; Tú naciste, moriste y resucitaste por nosotros; Tú eres el centro de la historia y del mundo; Tú eres aquel que nos conoce y nos ama; Tú eres el compañero y el amigo en nuestra vida; Tú eres el hombre del dolor y de la esperanza; Tú eres quien debe venir y el que ha de ser un día nuestro juez, y en quien nosotros esperamos nuestra felicidad. Amén. (Pablo VI).

Copiado de: es.aleteia.org

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Credo che tanti si riconosceranno in questa “ordinaria” follia, ma non è una gioia ritrovarsi in una simile messa… Quanti pochi preti che hanno il coraggio e la gioia di mostrarsi quali ministri di Dio! A voi il gusto della lettura…Domenica 27 agosto 2017. Una Messa di ordinaria follia

Sorgente: Domenica 27 agosto 2017. Una Messa di ordinaria follia

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La Notte dei Cristalli 2.0

BY ENZO PENNETTA ON 27 AGOSTO 2017

INFORMAZIONE

– Chi dissente è stato demonizzato e ridotto a tipo antropologico.

– Una nuova categoria di reati è stata inventata.

La Notte dei cristalli 2.0 è adesso possibile.

Il primo gennaio di quest’anno l’attività di Critica Scientifica riprendeva con un articolo che intendeva puntare l’attenzione su quello che veniva individuato come uno dei temi che sarebbero stati centrali nell’anno appena iniziato vale a dire quello della repressione della libera informazione, cioè quella libera di cercare la verità senza sottostare a linee imposte da editori o altri enti condizionanti.

Il titolo dell’articolo era “2017: l’anno del bavaglio?” dove il punto interrogativo era poco più che una classica domanda retorica, siamo stati infatti facili profeti nell’annunciare che nei mesi successivi sarebbero state avviate iniziative volte a silenziare le voci dissidenti con i più svariati pretesti riconducibili a presunti buoni principi condivisibili da tutti. Chi non è contro le “fake news”? Certamente tutti vorrebbero evitare di essere influenzati da notizie false, solo che i principali autori dei fake news sono stati i grandi media, ma non sono loro però quelli finiti sotto accusa.

Rinominate “fake news” le notizie scomode che, riportate da vari siti Internet, riescono ad aggirare il filtro dei grandi media, la prima campagna che è stata messa in atto ha puntato sull’istituzione di un ministero della verità che decidesse chi fosse reo di lesa verità e quindi punibile. Al riguardo ricordiamo la commissione voluta dalla presidenta Boldrini proprio per individuare le voci stonate e di cui abbiamo parlato il 7 febbraio scorso in “Fake news: siamo in guerra, nel senso pieno del termine“, tra i nomi interpellati quello di Paolo Attivissimo sbufalatore di professione targato CICAP, un ente che da sempre si occupa di sbufalare bufale di comodo e spesso banali facendo bene attenzione a non pistare piedi importanti. A stretto giro, il 16 febbraio, è stata poi presentata la proposta di legge 2688 intesa a colpire per via giudiziaria i siti web scomodi, vedi “DDL 2288: gli ultimi giorni della libera informazione“.

Quello che di nuovo è emerso nel frattempo è l’apertura di un fronte se possibile ancor più insidioso, quello della lotta contro i “discorsi di odio” che, tanto per restare proni alla provincializzazione, sono stati denominati nella lingua ufficiale dell’impero “hate speech”. Immancabilmente è stata sempre la Boldrini, vera pasionaria della lotta contro ogni libertà di espressione che non sia la sua, a promuovere la più importante iniziativa in questo senso, e anche di questa cosa ci siamo occupati quando il 24 luglio scorso è stato pubblicato “La Boldrini e la piramide scopiazzata. (quando il ridicolo precede la repressione)“.

Neanche il tradizionale riposo di agosto è stato osservato dai mastini dell’anti informazione libera, è infatti di questi giorni l’intervista rilasciata dal Ministro per la giustizia Andrea Orlando in cui si afferma che il prossimo traguardo dovrebbe essere la rimozione dei profili “sgraditi”, abbiamo letto bene “sgraditi”, forse una specie di lapsus freudiano in cui il ministro si è lasciato sfuggire la verità.

In poche righe troviamo la figura dell’ “odiatore”, quanto mai arbitraria, la rimozione d’autorità dei profili sgraditi, e la presenza delle immancabili ONG, veri centri di potere antidemocratici espressione di oligarchie insondabili.

Con la figura dello “odiatore” siamo giunti alla creazione di un tipo antropologico nuovo che precede la possibilità di farne l’oggetto dell’odio (quello vero), quello destinatario degli orwelliani due minuti di odio, una figura alla quale il Corriere della Sera ha adesso cominciato a dare un volto adatto ad essere odiato dagli odiatori politicamente corretti.

Un’immagine che, come più d’uno si è accorto, ricalca sinistramente quella usata per criminalizzare gli ebrei in epoca nazista:

 

Intanto viene segnalato dal quotidiano “La Verità” che il ministro orlando ha affidato a soggetti di parte non statali (ONG) e arbitrariamente scelti, il “controllo” delle attività sul web e la possibilità quindi di colpire le voci libere e sgradite. Ecco la lista dalla quale si evince la mancanza di intere categorie che risultano così esposte al giudizio di realtà avverse.  

Ancor più interessante il fatto che una decina delle associazioni che avranno il compito di segnalare i “cattivi” sono ONG finanziate dalla Open Society Foundation di George Soros, come dire che quest’ultimo, il grande destabilizzatore politico degli ultimi 20 anni e finanziatore di colpi di stato ha ricevuto dal ministro Orlando il potere di controllare le voci dell’informazione libera:

Fonte LucaDonadel.it

 

Però l’iniziativa non è, e non poteva essere, solo nazionale, il 21 agosto sul Guardian è stato pubblicato un articolo in cui si parla apertamente della necessità di attuare una censura si Internet:

 

 

Ma sulle vere finalità di tutto questo ogni tanto qualcuno dice la verità, come Severgnini sul Corriere della Sera il 16 agosto scorso che candidamente ammette che la campagna boldriniana contro lo “hate speech” è stata varata in vista delle prossime elezioni in Italia, non sia mai vinca la volontà popolare.

E come il già ricordato Attivissimo in un tweet nel quale delegittima il referendum sulla Brexit bollandolo come una “truffa” solo perché l’esito non è stato quello che la grande stampa auspicava, roba da scomodare il CICAP per questa affermazione.

E così alla disperata domanda della Botteri che all’indomani della sconfitta elettorale di Hillary Clinton, avvenuta contro la pervasiva propaganda a suo favore da parte di tutti i grandi media, prorompeva in un “Cosa succederà a noi giornalisti?”, adesso si cerca di dare una risposta rassicurante.

Gli strumenti necessari sono stati messi a punto:

1 un nuvo tipo di reato – Fake news e hate speech

2 un nuovo nemico della società è stato identificato: il contestatore del pensiero politicamente corretto è stato ridotto a tipo antropologico inferiore ed è stato segnalato.

3 l’opinione pubblica è stata formata: il nemico è stato segnalato più volte affinché l’opinione pubblica non pianga troppo sul su destino.

4 le vetrine virtuali dei siti indipendenti sono adesso indifese e possono essere infrante facilmente.

La Notte dei cristalli 2.0 è pronta.

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«Decisi che se quel posto aveva aiutato mia moglie a vivere la separazione più serena, allora poteva aiutare anche me a vivere meglio la mia esistenza»

Grande è il Signore! E sapete un po’: le vere protagoniste di questa testimonianza sono la moglie e Maria!
DEDICATO A TUTTE LE COPPIE IN DIFFICOLTÀ

FERMENTI CATTOLICI VIVI

Antonio Cuomo racconta la sua conversione a Medjugorje.

Cercherò di non essere troppo lungo, perché le cose che mi son successe prima,durante e dopo Medjugorje sono state davvero tantissime, segno che Dio esiste e ci ama immensamente.

Fino all’ ottobre del 2007 ero una persona completamente diversa da quella che sono ora. E molti che mi conoscono ne sono testimoni. Inizia tutto così senza motivo, poco alla volta e poi ti ritrovi ad essere un grande peccatore anche se per il mondo sei una persona normale che si gode la vita. Non andavo mai a Messa, mai confessato, mai pregato, ero una persona molto razionale nelle cose e detestavo i sacerdoti, il Papa e tutti i fedeli che seguivano la Chiesa.

Sono sposato dal ’99 e sia prima che dopo avevo sempre tradito mia moglie. La donna per me era come un oggetto di trasgressione da usare a mio piacimento. Fatto sta che anche il…

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Il rabbino che si arrese a Cristo

Dio mio, nel tuo Sacratissimo Cuore risana il cuore del Tuo popolo Israele e fa che riconoscano presto Gesù, quale Messia tanto atteso!

FERMENTI CATTOLICI VIVI

Finalmente la storia di Israel Zoller (1881-1956), ebreo polacco scomodo, esce dall’oscurità per trovare vivida luce nelle pagine di Judith Cabaud, israelita di Brooklyn, anche lei, come il protagonista del suo libro, convertita al cattolicesimo.

Zoller: una figura colpita dalla damnatio memoriae dei suoi correligionari, che lo considerano – come ricorda Vittorio Messori nella prefazione – un meshummad (apostata, rinnegato), e dall’imbarazzato silenzio di un certo mondo cattolico che crede, sulla scorta di un ecumenismo male inteso, di dover evitare qualsiasi tema che possa turbare le buone relazioni con gli appartenenti ad altre fedi.

Proprio lo squarcio di questa coltre di silenzio rappresenta il merito maggiore della piccola opera divulgativa di Cabaud, edita in Francia con notevole successo e oggi approdata in Italia: Il rabbino che si arrese a Cristo (Edizioni San Paolo, Milano 2002, pp. 120, euro 12,50).

L’autrice, che vive in Francia e ha nove figli, il primo…

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«Vuoi dimostrare di essere coraggioso? Migliora il mondo invece di distruggerlo»

Il coraggio di dare la vita… Il coraggio di amare!

FERMENTI CATTOLICI VIVI

Milano.

Parrocchia di San Michele Arcangelo e Santa Rita.

Qualcuno imbratta i muri della chiesa con una scritta anonima:

Don Andrea, senza retorica né inutile indignazione ma con l’amorevole fermezza di un padre, risponde col coraggio della verità.

«Caro scrittore anonimo di muri,

Mi dispiace che tu non abbia saputo prendere esempio da tua madre. Lei ha avuto coraggio. Ti ha concepito, ha portato avanti la gravidanza e ti ha partorito.

Poteva abortirti. Ma non l’ha fatto. Ti ha allevato, ti ha nutrito, ti ha lavato e ti ha vestito. E ora hai una vita e una libertà. Una libertà che stai usando per dirci che sarebbe meglio che anche persone come te non ci dovrebbero essere a questo mondo.

Mi dispiace ma non sono d’accordo. E ammiro molto tua mamma perché lei è stata coraggiosa. E lo è tutt’ora, perché, come ogni mamma, è orgogliosa di te, anche se…

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Santità, la Madonna non tace: parla eccome sul peccato e l’impenitenza finale!

Sorgente: Santità, la Madonna non tace: parla eccome sul peccato e l’impenitenza finale!

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